L’immigrazione e la mancanza di una politica sovrana – DAL BLOG

Pubblicato il 12 Giugno 2018 alle 11:55 Autore: Piotr Zygulski
rifugiati in primo piano

L’immigrazione e la mancanza di una politica sovrana – DAL BLOG

La sovranità – italiana o europea, entrambe sono a lungo mancate – è la precondizione per un’accoglienza autentica, non di facciata, dell’essere umano. L’ospitalità è certamente sacra, se qualcuno non se ne approfitta smistandoti in continuazione ospiti al tuo portone nell’indifferenza dell’intero condominio; ci vuole però pur sempre qualcuno che garantisca che la famiglia disponibile a ricevere quegli ospiti nel migliore dei modi, altrimenti verrebbero sfruttati, abbandonati al loro destino o lasciati morire senza cibo, semplicemente in casa piuttosto che altrove.

La sfida della politica: non cedere al razzismo né ai business umanitari

Ecco che allora soprattutto il ruolo del Movimento 5 Stelle – così come quello dei cristiani impegnati in Politica e non solo nella pur meritoria assistenza tampone – è cruciale. Abbiamo l’opportunità di sostenere questo principio pensando a soluzioni strutturali di ampio respiro, senza cedere né alla finta compassione né alla xenofobia di bassa lega, malattie rispettivamente della sinistra e della destra.

Segnalo, oltre alla riflessione di Davide Penna, quella odierna di Fulvio Scaglione su Linkiesta:

La politica ha disertato. Ha preferito nutrire, con quattro soldi e tanta retorica e un grande scarico di coscienza, la strategia dell’intervento umanitario. Che è nobile, salva vite (molte meno, comunque, di quelle salvate dai mezzi militari e dalle navi mercantili) ma non cambia la situazione, non porta da nessuna parte. Quindi, alla fin fine, nemmeno aiuta i migranti, che infatti continuano ad arrivare, a naufragare e a finire nei cosiddetti centri di accoglienza.

Là inizia la seconda tragedia. Dopo il riconoscimento e la visita medica, vengono parcheggiati in condizioni precarie. Cibo non sempre conforme alla loro religione; assistenza medica carente; zero aspettative future degne per a loro vita. C’è chi ha smesso di essere complice dell’illusione che il loro permesso di soggiorno arriverà presto. In tutto questo qualcuno ci guadagna; e se un migrante scappa non c’è problema: si chiama la prefettura e gliene mandano altri.

cona politica migratoria

Personalmente ho ascoltato molte voci di donne e uomini africani, sempre più insistenti per un “Come back to Africa”; là si devono risolvere i problemi causati dagli occidentali che li sfruttano doppiamente: in Africa e in Europa. Ci chiedono di smetterla finalmente di alimentare l’illusione che quei viaggi possano condurli al paese di Bengodi. Chiedono a noi, innanzitutto, di aiutarli in modo diverso; di questa finta accoglienza per lavarci le nostre coscienze, sinceramente, non se ne fanno nulla.

La nostra sfida: non lasciarci strumentalizzare il cuore

Dovremmo quindi sottrarci alla strumentalizzazione emotivista del braccio di ferro – tutto politico e per nulla umanitario – tra la ONG che si era intestardita nell’attraccare in Italia (rifiutando inizialmente gli aiuti offerti e il porto spagnolo disponibile) e il ministro degli interni Salvini che si era intestardito nel rifiutarla. Interroghiamoci sulle autentiche motivazioni di fondo e dissociamoci da chi, a partire dai trattati europei, tratta le persone come merci.

Possiamo entrare nel vero dilemma morale; in questo tragico dramma della coscienza combattuta – come quando non sai se darglielo quel soldino a chi ti chiede l’elemosina, nel timore che possa fargli più male che bene – mai e poi mai sbeffeggiare chi pensa che le cose possano risolversi meglio cambiando il modo di affrontarle, ma avendo sempre a cuore ogni donna e ogni uomo. E, se vogliamo leggere la questione seriamente, senza moralismi da utili idioti, entriamo nel merito politico valutando l’efficacia delle azioni intraprese dal governo, come scrive Lucandrea Massaro: «Gli occhioni alla Bambi lasciamoli ad altri».

La prova vivente è la senatrice a vita Liliana Segre, reduce dal dramma della deportazione, così segnante sulla propria pelle, e non si lascia strumentalizzare né dagli uni né dagli altri.

Dal canto mio, non lascerò che il mio cuore venga inquinato né dagli squallidi #chiudiamoiporti razzisti né dagli squallidi #apriamoiporti dei business umanitari che giocano, rispettivamente, sui sentimenti più bassi o più alti dell’uomo per tirare acqua al proprio mulino; allontaniamoci dalla propaganda sulla pelle delle vere persone, fintamente respinte o fintamente accolte, ma pur sempre trattate come merci, pacchi postali, corpi da gettare contro l’avversario politico.

La sfida della Chiesa e della sinistra: non schifare il Popolo

Mi sia concessa un’ulteriore considerazione. La sinistra politica un tempo voleva essere avanguardia del Popolo; le gerarchie della Chiesa volevano essere “minoranza creativa” nel medesimo Popolo. Si sono trovate entrambe ad essere invece élite, sedicente “illuminata”, che quel Popolo lo schifa. Dagli al populista rozzo, ignorante e puzzone! Poi si lamentano che quello gli voti contro. Allora iniziano a chiedere l’abolizione del suffragio universale per coloro che va di moda chiamare “analfabeti funzionali”; l’educazione universale l’hanno demandata allo spread, che usano per disciplinarci. La superiorità morale si tramuta facilmente in superiorità culturale, in odio sociale – e, di fatto di classe, ma al contrario – e, infine, in superiorità antropologica. Riflettiamo. Torniamo ad ascoltare per davvero, e a odorare di pecora. Perché le pecore a volte conservano un fiuto per i pascoli migliore di quello del pastore.

Piotr Zygulski per il blog Nipoti di Maritain

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L'autore: Piotr Zygulski

Piotr Zygulski (Genova, 1993) è giornalista pubblicista. È autore di monografie sui pensatori post-marxisti Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa, oltre a pubblicazioni in ambito teologico. Nel 2016 si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Genova, proseguendo gli studi magistrali in Filosofia all'Università di Perugia e all'Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), discutendo una tesi su una lettura trinitaria dell'attualismo di Giovanni Gentile. Attualmente è dottorando all'Istituto Universitario Sophia in Escatologia, con uno sguardo sulla teologia islamica sciita, in collaborazione con il Risalat Institute di Qom, in Iran. Dal 2016 dirige la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Interessato da sempre alla politica e ai suoi rapporti con l’economia e con la filosofia, fa parte di Termometro Politico dal 2014, specializzandosi in sistemi elettorali, modellizzazione dello spazio politico e analisi sondaggi.
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