Tempi diVersi, la poesia si riprende Milano

Pubblicato il 18 Luglio 2014 alle 15:17 Autore: Clara Amodeo

Nel gennaio 2013 nasce a Milano la corrente Tempi diVersi, collettivo poetico e artistico di amanti della parola e dell’arte di strada, attività, queste, ritenute dagli aderenti “veicoli basilari per la sopravvivenza culturale della città, confidando in tempi diversi”. Ma chi sono queste persone? E cosa fanno? E come lo fanno? Ne parliamo con il fondatore, Paolo Cerruto, e Matteo J. Stettler, poeta fiorentino e partecipante all’iniziativa.

Quando, come e perché nasce il collettivo di Tempi diVersi?

Tempi diVersi nasce nel gennaio del 2013 nel momento in cui l’Associazione Familiari e Amici di Fausto e Iaio, ha chiesto a me (Paolo Cerruto, ndr) e a Francesco Marabotti di organizzare un’iniziativa poetica da inserire nel progetto “Memoria ad alta voce.” Non volendo organizzare il solito concorso con vinti e vincitori abbiamo pensato di indire una raccolta pubblica di poesie, da diffondere successivamente per le strade di Milano, oltre che attraverso una pubblicazione cartacea. Dopo alcuni mesi di volantinaggio e pubblicità del bando tra scuole, università e luoghi di aggregazione giovanile, abbiamo raccolto una sessantina di poesie di una ventina di giovani poeti, presentate poi in occasione della festa conclusiva della I Edizione tenutasi alla Ex-Chiesetta del Parco Trotter il 24 Maggio 2013. L’intento è quello di creare una piattaforma in grado di estrarre ed unire le esperienze artistiche nascoste in una città come Milano, rendere la poesia fruibile e viva, sicuramente più di quanto non lo sia nei circoli poetici o nelle antologie scolastiche su cui siamo abituati a studiarla. Volevamo sapere chi scrivesse ancora in questa città, in cui il ruolo della poesia è importante e sempre più trascurato.

Come fate a farvi conoscere all’interno della città?

Principalmente mettendoci la faccia per strada – quello che noi consideriamo il nostro editore.  Difatti è proprio sulla strada che avvengono la maggior parte delle nostre letture, ricalcando quella che era una pratica comune al tempo degli aedi e delle agorà greche.  Il passaparola si è quindi sparso attorno a questo genere di iniziative che hanno iniziato a tenersi sempre con maggior frequenza. Almeno tre o quattro volte al mese siamo presenti tra centri sociali, strade e iniziative del collettivo di letture a “microfono aperto”.

Qual è il rapporto con le istituzioni di Milano?

Il rapporto è di collaborazione e di confronto. Il Comune si è reso subito disponibile, concedendoci un “totem”, normalmente a contenuto pubblicitario, su cui abbiamo affisso le poesie raccolte. Oramai ci conoscono, considerando tutte le volte che abbiamo chiesto autorizzazioni per l’occupazione del suolo pubblico in vista delle letture in strada. Crediamo nella collaborazione delle istituzioni e nella loro attenzione verso chi vuole proporre qualcosa di utile per la città. La risposta è stata buona. Al momento, oltre a quello di piazza Durante, abbiamo in progetto un nuovo totem per la seconda edizione, che stanno progettando degli architetti recentemente entrati nel collettivo. Si tratta una struttura circolare in legno con all’interno delle panchine, che permetterà ad ogni interessato di mettere in pratica l’idea fondamentale dell’iniziativa:  “fermarsi, e pensare il tempo diversamente”. Questo è stato possibile anche grazie al sostegno del Presidente della Commissione Cultura di zona 6, una figura politica che si è mostrata molto attenta a questo genere di proposte.

Matteo, com’è che sei intervenuto alle iniziative di Tempi diVersi?

Dopo le prime esperienze poetiche, consumate nella solitudine di un casolare toscano, incominciai a percepire l’impellente bisogno di ascoltare quale fosse il suono di quelle parole concepite nella mia mente, e che sino ad allora avevano trovato la loro massima esplicazione su un taccuino o sui tasti di una macchina da scrivere. Essenzialmente desideravo che si emancipassero da me. Non volevo di certo essere come il genitore apprensivo che non lascia giocare i propri figli al parco per paura che si facciano male. Ero curioso di sapere quanto fossero forti ed indipendenti dal proprio creatore.  Tempi diVersi ha concesso a me, come a tutti coloro che hanno partecipato alle loro iniziative, questa possibilità. Ha fornito un parco giochi per la poesia. Ed io deciso di lasciare la mia libera di divertirsi tra scivoli e orecchie sconosciute.

Matteo, quali sono i tuoi progetti futuri, anche al di fuori del collettivo?

Attualmente sono alla ricerca di un editore per la mia silloge poetica che è andata componendosi, quasi autonomamente, negli ultimi tre anni,  “Poesie Sparse: Antologia di un Poemametraggio”.  Tempi diVersi potrebbe, in questo senso, tornare di nuovo in mio aiuto. A breve lanceranno la loro proposta editoriale per pubblicare poesie di poeti emergenti. Nel frattempo proseguirò gli studi in Filosofia alla Universität catholique di Lovanio, sostentandomi grazie ad una collaborazione come giornalista che ho avuto la fortuna di stringere con il portale online smartweek.it.

Clara Amodeo