Elezioni 4 marzo 2018: dal PCI a LeU, tutte le scissioni della sinistra – infografica

Pubblicato il 19 Febbraio 2018 alle 12:54 Autore: Giulia Angeletti
elezioni 4 marzo

Elezioni 4 marzo 2018: dal PCI a LeU, tutte le scissioni della sinistra – infografica

Manca poco al 4 marzo 2018, giorno in cui gli italiani saranno nuovamente chiamati ad esprimere il proprio voto per il rinnovo del Parlamento; con la (tenue) speranza che questa volta si riesca a costituire una maggioranza funzionale alla formazione di un nuovo esecutivo. Durante questa campagna elettorale “sgangherata” – come l’ha definita Emma Bonino – abbiamo visto scendere in campo protagonisti vecchi e nuovi della politica; e abbiamo visto gli esuli dem staccarsi definitivamente dagli affari di Via del Nazareno per costituirsi in una nuova “coalizione elettorale”. Di fatto, quindi, abbiamo assistito all’ennesima scissione che interessa la parte sinistra dello schieramento politico, la quale si va ad aggiungere ad una lunga lista di altri “malintesi”.

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D’altronde sappiamo bene che in Italia la storia della sinistra è stata caratterizzata da fratture e divisioni continue; paradossalmente, tutto iniziò da una rottura, quella del 1921 a Livorno all’interno del Psi. Quell’anno, da quella prima grande frattura, nacque lo storico Partito comunista italiano; una forza che rimase in piedi e agglomerò tutti i fronti progressisti fino al termine della Guerra Fredda. Il 9 novembre 1989 il crollo del muro trascinava infatti con sé  anche tutto il blocco sovietico; quell’anno Achille Occhetto annunciò la svolta che portò alla formazione del Pds, il partito dell Quercia, provocando una nuova frattura. Una parte del partito infatti non condivise la scelta di Ochetto e confluì in Rifondazione Comunista.

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Elezioni 4 marzo: dal 1998 in poi

Quasi dieci anni più tardi poi – nel 1998, in piena Seconda Repubblica – il Pds eliminò gli ultimi riferimenti alle origini, togliendo dal simbolo la piccola falce e martello presente; nascevano i Ds, i democratici di Sinistra. Questi, insieme anche al partito della Margherita, più tardi diedero vita all’ancora esistente – anche se in continua perdita di “pezzi” – Partito democratico (2007). La sinistra più radicale, nel frattempo, ha cambiato anch’essa negli anni diversi simboli, volti, programmi e leader; nel 1998, quando cadde il governo Prodi, Rifondazione Comunista, guidato da Fausto Bertinotti, si divise infatti dal Pdci di Armando Cossutta. Quest’ultimo scelse di riporre la sua fiducia in un altro personaggio, Massimo D’alema, mentre si gettavano le basi anche di Sel; Sinistra, Ecologia e Libertà, formazione nata dall’alleanza con i Verdi e guidata da Nichi Vendola, è poi di recente confluita in Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni.

Oggi, dopo tutti questi “scismi”, per le elezioni del 4 marzo la sinistra ha scelto di ripresentarsi unita. Come noto infatti Liberi e Uguali è la nuova “cosa rossa” guidata da Pietro Grasso; essa raccoglie al suo interno Possibile, Mdp ed Si. Quindi entrambi i partiti nati dagli esuli dem – Speranza, Civati, Bersani e D’Alema  – e la frangia più “estrema” di Fraoianni.

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L'autore: Giulia Angeletti

Giornalista pubblicista classe 1989, laureata in Scienze Politiche, "masterizzata" presso la Business School del Sole 24 Ore, attualmente è addetta stampa e redattrice per Termometro Politico. Affascinata dal mestiere più bello del mondo e frustrata dalla difficoltà di intraprendere più seriamente questa professione, pianifica numerosi "piani B" per poter sbarcare il lunario nel settore della comunicazione. Ama informarsi e leggere, odia avere poco tempo per farlo. Su Twitter è @GiuliaAngelett3
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