“Ritratti di città. Urban sceneries” alla Villa Olmo di Como

Pubblicato il 7 Luglio 2014 alle 12:39 Autore: Clara Amodeo

Dopo il grande successo della mostra dell’anno scorso “La città nuova. Oltre Sant’Elia”, prosegue alla Villa Olmo di Como la rassegna dedicata alle vedute urbane, questa volta con l’esposizione, promossa dal Comune, “Ritratti di città. Urban sceneries. Da Boccioni a De Chirico, da Sironi a Merz a oggi, a cura di Flaminio Gualdoni”. Dal 28 giugno al 16 novembre 2014, il percorso presenta oltre sessanta opere attraverso un percorso che intende indagare, per la prima volta attraverso una mostra, l’incidenza dell’immagine della città moderna nell’arte italiana del XX secolo e del tempo d’oggi: più di altre culture, infatti, quella italiana è legata alla tradizione visiva del genere paesaggistico, e dunque a un’idea di naturale largamente prevalente sull’immagine urbana; è solo con le spinte moderniste di fine Ottocento e con le avanguardie storiche (quella futurista per prima) che la visione urbana entra progressivamente in scena, divenendo di volta in volta il referente visivo e intellettuale di un ragionamento esteso all’idea tutta di modernità.

Ritratti di città. Urban sceneries alla Villa Olmo di Como

Ed ecco dunque apparire Il futurismo di Boccioni, Balla, Depero, Dottori, interprete perfetto della città nuova, del suo imporsi come visione ulteriore anche dal punto di vista della struttura dell’immagine; seguono, subito, la Metafisica di De Chirico, che segna della sua trasognata classicità l’immagine della città, in una sorta di doppio rapporto – tra entusiasmo e resistenze culturali – con la metropoli che innerverà di sé tutto il corso del Novecento, e l’arte di Sironi, i cui paesaggi urbani incarnano le prime perplessità poetiche nei confronti della nuova condizione esistenziale. Da Morandi alle prove dell’aeropittura futurista, dall’astrazione geometrica in chiave architettonica, com’è in autori quali Soldati e Galli, alla visione critica e insieme poetica di autori come Mafai, Guttuso e Fiume, il percorso si inoltra nel secondo dopoguerra, quando la realtà urbana è tema non coinvolgente solo le avanguardie artistiche, da Cavaliere a Spagnulo, da Merz a Schifano, da Tadini ad Adami a Rotella, ma anche quelle dell’“architettura dipinta” e della fotografia, da un lato con, tra gli altri, autori come, La Pietra, Cantafora, Ico Parisi, maestri nell’interrogare l’immaginario urbano prima ancora che nel definirne i confini possibili, e dall’altro maestri come Fontana, Basilico, Ghirri, Galimberti, grazie ai quali anche la fotografia non è più solo documento, ma interpretazione intellettuale e poetica dei luoghi. Molte anche le opere inedite esposte qui per la prima volta: dalla scultura che Arnaldo Pomodoro ha realizzato appositamente per l’evento comasco a “La città che avanza” di Giacomo Balla, esposta qui per la prima volta, oltre che a “Via Toscanella” di Ottone Rosai e “Periferia” di Umberto Boccioni, anch’esse quasi mai apparse in mostre pubbliche.

L’itinerario si conclude con una documentazione essenziale delle generazioni ultimissime, le quali tra pittura e fotografia riprendono con forza il tema della crisi attuale dell’immagine di città: da Chiesi a Costa, da Guaitamacchi a Presicce.