Pier Ferdinando Casini sulle riforme istituzionali: sì ad immunità ed elezione diretta del Capo dello Stato

Pubblicato il 3 Luglio 2014 alle 10:34 Autore: Emanuele Vena
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Immunità ed elezione del Capo dello Stato. Sono i temi sviscerati dal leader dell’UDC Pier Ferdinando Casini, intervistato dal quotidiano ‘Corriere della Sera’.

IMMUNITA’: GARANZIA DI EQUILIBRIO – Il leader dell’UDC respinge le critiche nei confronti dell’immunità parlamentare, pur ammettendo che la politica ne abbia fatto “un pessimo uso”. L’opinione di Casini è chiara: “ciascuno di noi è chiamato a scegliere se soddisfare i peggiori istinti giustizialisti o essere seri e allora dico che l’immunità non è un privilegio, ma una garanzia di equilibrio tra diversi poteri dello Stato“. E, pur condannando episodi corruttivi come Expo e Mose, respinge le critiche di chi vede nella sua posizione la volontà di proteggere la casta: “mettiamo un freno alla demagogia: non è che se un politico è ladro allora siamo tutti ladri”.

SENATO ED ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO – Pier Ferdinando Casini non teme un eventuale asse tra dissidenti del PD e M5S sulla riforma del Senato. E rincara la dose: “chi dice che superare il bicameralismo perfetto equivale ad attentare alla democrazia varca le soglie del ridicolo”. Riguardo alle implicazioni della riforma nei confronti dell’elezione del Presidente della Repubblica, il leader UDC cambia invece tono: “la scelta non può appartenere solo alla maggioranza pro tempore e non può essere affidata a giochi parlamentari effimeri o contingenti, bisogna che sia una figura terza, di garanzia, individuata come affidabile da un’ampia platea”.

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LA PROPOSTA DI CASINI – Viste le carenze sul tema da parte del testo in discussione, Pier Ferdinando Casini lancia la sua proposta in tre punti: integrare la platea di grandi elettori, stabilire nuovo quorum, elezione diretta. Sul primo punto Casini punta ad irrobustire la platea con “gli italiani eletti al Parlamento Europeo”. Riguardo al quorum, la proposta è di mantenere i 2/3 per le prime tre votazioni, e di passare ai 3/5 per le altre tre successive. In caso di mancata elezione nelle prime sei votazioni, scatta il terzo punto della proposta del leader UDC: “l’elezione diretta da parte dei cittadini tra i primi due candidati più votati dal Parlamento”.

SVOLTA PRESIDENZIALISTA? – Casini tiene a precisare che “questa non è l’elezione diretta del presidente della Repubblica, ma la garanzia legislativa che il capo dello Stato viene scelto con il criterio di terzietà”. Affidando al corpo elettorale il compito di supplire alla mancanza di largo consenso parlamentare. Il leader UDC si concentra sul significato di garanzia della sua proposta – “l’elezione popolare diventa un deterrente per spingere le forze politiche a un accordo ampio, che consenta di individuare una figura di garanzia” – respingendo le critiche di chi, come il democratico Gotor, ritiene la proposta come una via verso una deriva plebiscitaria di stampo russo: “Putin sta in Russia e noi in Italia, le tradizioni italiane ci preservano da questi rischi”.

Emanuele Vena

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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