Reddito di Inclusione 2018: assegno disoccupazione e Asdi, cosa cambia

Pubblicato il 25 Agosto 2017 alle 14:04 Autore: Guglielmo Sano
reddito di inclusione

Reddito di Inclusione 2018: assegno disoccupazione e Asdi, cosa cambia

Negli scorsi mesi lo schema del decreto ha incassato il via libera del Consiglio dei Ministri e poi delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato. Adesso, è tornato in Consiglio dei Ministri. L’ultimo passo del reddito di inclusione verso l’approvazione definitiva. Sarà attivo dal primo gennaio 2018. Il ReI andrà a sostituire l’attuale assegno di disoccupazione (Asdi) e il sostegno per l’inclusione attiva (Sia). In qualche modo vorrebbe racchiuderli entrami; oltre a un’erogazione di denaro, infatti, prevede l’attivazione di un percorso di attivazione lavorativa e sociale.

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Per l’operazione saranno stanziati inizialmente 2 miliardi. Condizioni fondamentali per ottenerlo: l’ISEE del nucleo familiare non deve superare i 6mila euro; il patrimonio immobiliare, esclusa l’abitazione, non deve superare i 20mila. Per il momento, il supporto sarà indirizzato esclusivamente a: nuclei familiari con figli minori e disabili; donne in stato di gravidanza; disoccupati over 55. Per quanto riguarda le cause della disoccupazione, la concessione del ReI è subordinata alla circostanza per cui il proprio lavoro sia stato perso per licenziamento o dimissioni per giusta causa. Le Commissioni parlamentari hanno chiesto che si includano i disoccupati per dimissioni non dettate da giusta causa; scadenza del contratto a termine; risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.

Reddito di Inclusione 2018: assegno disoccupazione e Asdi, cosa cambia

Di fronte al progetto di ampliare gradualmente il raggio d’azione dello strumento, fino a coprire tutta la cittadinanza in condizioni di povertà assoluta, in molti hanno storto il naso. Si tratterà di mero assistenzialismo? Nonostante i furbi siano sempre in agguato, la possibilità di abusi, da Confindustria e Inps, finora, si è mostrata fiducia nel progetto. Solo un “tampone”, è bene chiarirlo; l’obiettivo, più volte hanno sottolineato i vertici degli enti, deve essere quello di reinserire il lavoratore nel circuito produttivo con importanti interventi a favore delle imprese.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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