Referendum costituzionale, un governo Delrio qualora vincesse il ‘No’?

Pubblicato il 30 Novembre 2016 alle 15:09 Autore: Daniele Errera
referendum costituzionale

Referendum costituzionale, un governo Delrio qualora vincesse il ‘No’?

I bookmakers impazzano su cosa succederà lunedì 5 dicembre, il giorno dopo il referendum costituzionale. Sostanzialmente tutto dipenderà dall’esito: ‘Si’ o ‘No’. Ovvero, dato che ormai è stato personificato il voto, Renzi ‘Si’ oppure ‘No’? Tante le idee in campo. Più iniziative per ognuna delle risposte e, alcune di queste, tutt’altro che scontate.

Si pensi al ‘No’. Sembra sia in vantaggio, pare appropriato partire da qui. Renzi lo ha affermato tante volte (e altre volte ci ha ripensato): nel caso perdesse, si dimetterebbe alla ricerca di elezioni anticipate. In fondo l’unico grande sostenitore della riforma è proprio il leader del Partito Democratico. Contro ha l’altra (immensa) metà del cielo: Grillo e il Movimento 5 Stelle, Salvini, Bossi e la Lega Nord, Berlusconi e Forza Italia. Addirittura parte del Pd stesso (D’Alema, ad esempio). Insomma: i ‘Si’ sarebbero riconducibili a Renzi stesso, il che lo spingerebbe a chiedere poi elezioni anticipate al fine di battere gli avversari con l’Italicum alla Camera dei Deputati, mentre al Senato si voterebbe col Consultellum (il Porcellum depurato).

Matteo Renzi

Referendum costituzionale, spunta il nome di Delrio

La domanda che ci si pone a questo punto è: Mattarella scioglierà davvero le Camere? Il Presidente della Repubblica sembra intenzionato a finire la legislatura nei tempi naturali, ovvero il 2018. E’ per questo che si avanza l’ipotesi di un Renzi bis. Un rimpasto che unisca altre forze, oppure ricompatti quelle che adesso formano l’esecutivo. Si vocifera di un Verdini intenzionato ad entrare nella compagine governativa, pur producendo moltissime resistenze. Altre voci parlano di un Governo tecnico che però non incasserebbe la fiducia di Renzi e quindi della stragrande maggioranza del Pd. E avendo il Partito Democratico un numero di parlamentari così alto da risultare sostanzialmente determinante, allora si pensa ad un’ulteriore proposta: un Governo a guida di Delrio.

Si pensava a Padoan, inizialmente. Un profilo eccessivamente da tecnico tuttavia non sarebbe capito e rischierebbe di riportare i pensieri a quel Governo Monti poi da molti tutt’altro che apprezzato. Ma stavolta il sostegno sarebbe quasi interamente sulle spalle del Pd. Che finirebbe per logorare il suo già logorato consenso. Ecco perché il nome di Graziano Delrio. Il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, e secondo molti ‘angelo custode’ del premier. Perché fare un Governo il cui deus ex machina sia Renzi, senza Renzi? Perché da voci interne al Nazareno (sede nazionale del Pd, ndr) non tutte le correnti dem vorrebbero il voto anticipato. Nel frattempo Renzi avrebbe l’opportunità di compattare i suoi e tirare le fila del Pd, per un 2018 da urlo: elezioni politiche, che Renzi aspira a vincere, e congresso del Pd, che l’ex sindaco di Firenze si appresta a stravincere. Un 2018 da sogno che però, dovesse perdere le elezioni politiche, potrebbe trasformarsi in un incubo. Per Renzi e per il sistema politico come lo conosciamo.

Daniele Errera

 

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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