Ventotene, ecco di cosa parleranno Renzi, Merkel e Hollande

Pubblicato il 22 Agosto 2016 alle 17:15 Autore: Redazione
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Prove tecniche per “rifondare” la politica europea. Dopo il disastroso referendum sulla Brexit dello scorso 23 giugno, i leader dei tre Paesi membri più importanti dell’Ue si incontrano oggi, lunedì 22 giugno, al largo delle coste di Ventotene, sulla portaerei Garibaldi, per discutere il futuro dell’Unione e trovare un accordo sulle mosse da intraprendere per rilanciarla. Protagonisti del vertice trilaterale sono ovviamente il premier italiano Matteo Renzi, la cancelliera Tedesca Angela Merkel e il Presidente francese Francois Hollande. Ognuno con un’ agenda diversa, ma tutti e tre impegnati ad affrontare difficili sfide in politica interna che ne minano la leadership: il referendum costituzionale del prossimo ottobre, in caso di vittoria del “No”, potrebbe seriamente minare la già debole posizione di Renzi, mentre Merkel e Hollande, in vista delle elezioni politiche del 2017 in Francia e Germania, sono già alle prese con una difficile campagna elettorale che potrebbe seriamente decretarne l’uscita di scena – scenario quasi sicuro per quanto riguarda Hollande, che, secondo i sondaggi, non arriverà nemmeno al secondo turno delle elezioni presidenziali.

Tra i temi “caldi” sul tavolo non c’è solo la Brexit. I tre leader si sono incontrati l’ultima volta lo scorso 27 giugno a Bratislava, all’indomani del tragico esito del voto britannico che ha visto il trionfo del fronte antieuropeista guidato da Nigel Farage e Boris Johnson. Si discuterà anche delle relazioni con la Turchia, di terrorismo internazionale, della crisi dei migranti e si tenterà di far luce sui difficili scenari libici e siriani. E si parlerà anche di come affrontare le sfide in materia di politica economica europea, se veramente ne esiste una: Renzi chiederà di allentare i vincoli di flessibilità deficit/pil previsti dati trattati europei mentre Hollande un aumento degli investimenti previsti dal piano Juncker. Merkel invece, insisterà sulla crisi di legittimità che sta vivendo l’Unione nei paesi dell’est europeo: in Ungheria e Polonia sono al governo formazioni populiste di destra euroscettiche che potrebbero causare seri problemi all’Unione, e decretarne il collasso.

Una situazione estremamente seria e difficile, a cui fa da contraltare la scelta di tenere il summit nella splendida isola ponziana di Ventotene. L’Isola, che si trova sul Mar Tirreno, al confine tra Lazio e Campania, divenne durante gli anni ’30 una delle principali colonie di confinio del regime fascista. Intellettuali, militanti, giornalisti e scrittori delle più svariate estrazioni politiche, ma accumunati dall’antifascismo, fecero di Ventotene un vero e proprio laboratorio culturale dell’antifascismo italiano. Tra i celebri ospiti vi furono anche Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, autori del celebre Manifesto di Ventotene. Per un’Europa libera e Unita, testo che, a più di dieci anni della nascita della Comunità europea per il carbone e l’acciaio – antenata dell’Ue – getterà le basi di un’idea di Europa unita e federale.

L’opera, scritta tra il 1941 e il 1944, e circolata inizialmente in clandestinità, auspicava la nascita di un “saldo stato europeo di stampo federale” fondato su alcuni “principi fondamentali”, in primo luogo una politica estera comune e un esercito europeo capaci di “spezzare le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi autoritari”. Ma anche l’attuazione di una unione monetaria, l’abolizione dei dazi doganali e della limitazione alla libera circolazione delle persone l’’istituzione di un Parlamento europeo eletto a suffragio universale e di un governo democratico che risponda direttamente ai cittadini europei.

Per Spinelli e soci la priorità era contrastare la rinascita degli stati nazionali: se questo avvenisse «la reazione avrebbe vinto, anche se questi stati sono democratici o socialisti. Il ritorno al potere dei reazionari sarebbe solo questione di tempo», continua il Manifesto, visto che «risorgerebbero le gelosie nazionali».

Nella parte economica, scritta da Rossi ed esposta nel terzo capitolo dell’opera, si prefigura la nascita di un sistema di stampo socialista «che si proponga l’emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita». E ciò dovrà avvenire, precisa Rossi, nei “compiti per il dopoguerra” attraverso un «processo storico contro la diseguaglianza e i privilegi socialiJ. Ma attenzione, ammonisce Rossi, il sistema dovrà essere completamente differente da quello sovietico, e la proprietà privata dovrà essere «limitata, corretta, abolita, estesa caso per caso, e non dogmaticamente».

E il movimento non dovrà mai diventare un partito, sostiene Colorni nella prefazione del 1944, ma un «movimento rivoluzionario che sappia collaborare con le forze democratiche, comuniste e in generale con tutti coloro che cooperino alla disgregazione del totalitarismo». Anche perché, continua il testo, un partito risponde a logiche di stampo nazionale, mentre il Manifesto sottolinea la necessità di superare gli stati nazionali e di creare una risposta alla sempre più crescente internazionalizzazione. La risposta politica alla visione di Colorni sarà la nascita, nel 1943, del Movimento federalista Europeo.

I principi contenuti all’interno del Manifesto di Ventotene sono rimasti perlopiù inattuati, e l’Europa aspetta da tempo la creazione di un Governo europeo e di una politica estera condivisa. Senza contare che le politiche di austerity portate avanti dal 2009 sono all’antitesi di quanto auspicato da Eugenio Rossi nella parte economica del Manifesto. La strada per la creazione di un’altra Europa è in salita e i problemi globali connessi al terrorismo e alla crisi dei migranti sono fattori che rischiano di far implodere l’Europa. Ora più che mai è necessario tornare all’idea di Europa di Spinelli, Rossi e Colorni.

Giacomo Pellini

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