FantaQuirinale, Prossimo Presidente della Repubblica? (Quasi) Sicuramente del Nord Italia

Pubblicato il 15 Gennaio 2015 alle 11:51 Autore: Dario Cafiero

Il momento più alto – ed incerto – della vita politica italiana sta per ripetersi. A meno di due anni dall’ultimo appuntamento, le Camere e tutti i ‘grandi elettori’ si ritireranno ad eleggere il Presidente della Repubblica che, dopo quasi 9 anni e 5 premier non sarà più Giorgio Napolitano.

Al di là delle rincorse al nome esatto, quello che si può fare – ad oggi – è il delineare un profilo, o meglio un identikit, del successore al senatore a vita (ormai è tale) Napolitano.

Innanzitutto, con l’elezione del 2006, è stata scardinata la ‘regola’ che vedeva la scelta dell’inquilino del Quirinale racchiusa tra le fila di (ex?) democristiani e socialisti. C’è da ricordare però lo zeitgeist che portò l’elezione di Giorgio Napolitano: le Camere del 2006 erano divise in modo quasi bipolare tra Unione e Casa delle Libertà – fresche di elezioni politiche – ed il nome di Napolitano arrivò alla prima occasione utile per eleggerlo con i voti dell’Unione, cioè al quarto scrutinio.

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Elezione Presidente della Repubblica, lo scenario

Lo scenario del 2006 è però poco significativo per l’appuntamento del 2015, perché oggi la maggioranza più che espressione di una coalizione è frutto di un asse trasversale (Partito Democratico, UDC, Scelta Civica, Forza Italia e Nuovo Centrodestra), quasi come il vecchio “pentapartito” degli anni ’80 ed inizio anni ’90.

Una situazione che perciò tenderebbe ad escludere una figura molto caratterizzata politicamente, come – tra i nomi che circolano – quelle di Walter Veltroni o Anna Finocchiaro. In linea ipotetica (d’altronde tutto il ragionamento è puramente un volo pindarico sul prossimo futuro politico) sarebbe da inserire nel file nel nostro fantomatico identikit una figura “post-democristiana”, “trasversale” o “tecnica”.

Se la provenienza politica è un rebus, appare meno difficile da individuare quella…geografica. Sì, sembra assurdo ma è così.

Ad eccezione del tecnico Carlo Azeglio Ciampi – livornese, Ministro del Tesoro al momento dell’elezione nel 1999 (ed ex governatore della Banca d’Italia) – è dall’elezione del pisano Giovanni Gronchi che l’alternanza “nord-sud” sussegue in modo lineare, senza interruzione: dal sassarese Segni al torinese Saragat, per poi proseguire con il napoletano Leone ed il ligure Pertini, fino al (di nuovo) sardo Cossiga, il novarese Scalfaro ed infine – con l’eccezione del tecnico Ciampi – il napoletano Napolitano.

Nel 2015, stante la “riconferma” di Napolitano nel 2013, dovrebbe di nuovo toccare al Nord Italia l’appartenenza geografica dell’inquilino del Quirinale. Discorsi, è bene sottolinearlo, quasi del tutto frutto di ragionamenti astratti. Ma la situazione politica delineata con le elezioni politiche del 2013, e le successive scelte di Napolitano, sono altrettanto lontane da logiche razionali. Quindi non resta che augurare, a tutti noi, buona fortuna.

L'autore: Dario Cafiero

Laureato in Comunicazione politica all'Università di Firenze con una tesi sul linguaggio politico di Mario Monti prima delle elezioni politiche del 2013. Collabora con l'Unità e al Corriere Nazionale, ed alla campagna elettorale regionale 2010 per il candidato di centrosinistra. Dal 2011 all'ufficio stampa della giunta provinciale di Firenze. Appasionato di politica e giornalismo, ultimamente scopre (dal divano) il fantastico mondo del basket
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