Nel 2001-2011 costruito il 13% in più di edifici, e i prezzi delle case continuano a calare

Pubblicato il 9 Ottobre 2014 alle 18:16 Autore: Gianni Balduzzi

Se vi era bisogno di un sintomo oltre che le ritrattazioni delle stime di crescita, per sapere che la crisi è ancora in corso e lontana dalla fine, basterebbe guardare a quei dati che soprattutto all’estero sono normalmente i primi a essere osservati, a mutare all’inizio e alla fine delle recessioni: i prezzi delle case. Anche se con ritardo anche in Italia a un certo punto hanno cominciato a calare, e non hanno più smesso

I dati sono inequivocabili, il calo dei prezzi continua, ponendo come riferimento il 2010, siamo scesi, pur tra molte differenze geografiche, del 11,2%, sebbene il ritmo non sia stato lo stesso, se dal calo del 6% anno su anno del primo trimestre 2013 siamo ora un -4,8%:

 calo prezzi abitazioni

L’unica differenza riscontrabile è quella, come si vede tra case nuove e case esistenti. Le prime in effetti non hanno subito cali e sono ancora miracolosamente dello 0,3% sopra il livello del 2010, destinato però ad essere sorpassato al ribasso visto che il prezzo dl primo trimestre 2013 ha cominciato a registrare cali che hanno toccato il 3,6% nell’ultimo trimestre 2014 e sono al secondo trimestre 2014 del 2,7%

Il punto è che in questo periodo il mercato delle costruzioni è crollato di un 30% e più e rappresentano quindi una minoranza. Il grosso delle abitazioni appartiene all’altra categoria più colpita, quella delle abitazioni già esistenti, che hanno subito un calo dei prezzi del 16% rispetto al valore del 2010. Sono anche le case più spesso appartenenti alla categoria delle seconde e terze case, ovvero quelle più colpite dalle manovre economiche di aggiustamento. Questo per rendere l’idea del calo della profittabilità della rendita immobiliare in Italia con la crisi economica. Se, a differenza che nel resto d’Europa, fino a fine 2011 i prezzi avevano resistito, nel corso del 2012, anche per le manovre sull’IMU, i prezzi sono crollati fino a registrare nel primo trimestre 2013 un calo tendenziale del 8,1%. Nell’ultimo trimestre di cui sono disponibili i dati, il secondo del 2014, la diminuzione del valore era del 5,7%.

tasso calo prezzi abitazioni

Tutto ciò è certamente il risultato della crisi, ma il ritardo con cui è avvento è un sintomo della “diversità” italiana rispetto a Spagna e Irlanda, paradossalmente l’assenza di una bolla immobiliare come quella di questi Paesi, o anche gli USA, ha ritardato il calo dei prezzi, molti dei  proprietari sono privati, piuttosto che fondi immobiliari, è prevalso il senso di attesa che qualcosa cambiasse, e quindi è stato piuttosto il dato delle ompravendite a crollare da subito in doppia cifra, si è preferito non vendere per non dover essere costretti ad abbassare i prezzi. La manovra Salvaitalia ha cambiato i paradigmi, alcuni proprietari hanno finalmente deciso di vendere, man mano a prezzi inferiori, ma questo trend è comunque iniziato tardi, non ha potuto concludersi come in Spagna, dove un po’ sorprendentemente nell’ultimo anno le compravendite ed ora i prezzi hanno ricominciato a salire.

In Italia, dove appunto è mancato quel tipo di bolla immobiliare, si sarebbe potuto evitare questo calo di valore se negli anni 2001-2011 non vi fosse stato quell’aumento del 13% del numero degli edifici, con tanto di consumo di suolo che c’è stato. Un aumento avvenuto in tutta Italia come vdiamo di seguito:

edifici 2001 2011

E tuttavia concentrato nel Cento Nord, in particolare tra Romagna, Marche, Veneto e Ovest Lombardia, con punte di aumento nei grandi centri urbani:

+ 35%  Milano

+39% a Torino

+30% a Napoli

“solo” +9% a Palermo

 

aumento edifici provincia

 

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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