Orlando “Basta col giudice tuttologo” e parla di Tribunali specializzati per lo sviluppo

Pubblicato il 21 Agosto 2014 alle 10:02 Autore: Gabriele Maestri
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“Partiamo subito dal rapporto tra giustizia ed economia. Oggi la prima – meglio, l’assenza della prima – è una tara non più sopportabile dal Paese. Dà problemi di competitività e di affidabilità internazionale e di gestione delle controversie tra privati” Il Guardasigilli Andrea Orlando, intervistato dal Sole 24 Ore, sottolinea così il ruolo della riforma della Giustizia nel rilancio dell’economia. “Per anni – afferma il ministro – sono state seguite priorità distorte, oggi diciamo che il civile, appunto, è il luogo dove è avvenuto il collasso. E noi ripartiamo da qui”.

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Spiega poi il calendario della riforma ed assicura i primi provvedimenti al Cdm del 29 agosto: “Saremo pronti su tutto. Giustizia ed economia, il primo step: soluzione dell’arretrato e specializzazione dei tribunali per arrivare, gradualmente, alla riforma del processo. Poi, la questione ‘ordinamentale'”. Infine la parte relativa al processo penale. Alla domanda se sia realistico eliminare l’arretrato delle cause, Orlando risponde: “dobbiamo farlo, de-giurisdizionalizzando le procedure, responsabilizzando gli avvocati e specializzando l’offerta con i tribunali ‘per materia’. Il giudice ‘tuttologo’ poteva andar bene in una società e in un economia più semplice, oggi non più”.

Infine il Guardasigilli torna sulla reintroduzione del falso in bilancio e sulla scelta di abbassare le soglie di punibilità: “Dobbiamo evitare di cadere in un’eccessiva re-giurisdizionalizzazione che finirebbe per punire le piccole imprese per fatti di relativa o nessuna gravità”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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