I risultati del sondaggio Giovani e Lavoro in collaborazione con La Stampa

Pubblicato il 14 Febbraio 2012 alle 10:41 Autore: Gianluca Borrelli
sondaggio giovani e lavoro

I risultati del sondaggio Giovani e Lavoro in collaborazione con La Stampa

 

Che cosa viene fuori da questi dati? Una immagine un po diversa da quanto personalmente mi aspettassi. Innanzitutto non è vero (a meno che i rispondenti non abbiano mentito, ma che senso avrebbe in un sondaggio online completamente anonimo?) che i giovani italiani vogliono a tutti i costi stare vicini ai genitori, solo il 14% complessivo ammette questo.

Non è una percentuale piccolissima ed è comunque di più della percentuale di tutti i giovani “inattivi” negli altri paesi, il che vuol dire che pure se si accontentassero tutti quelli che vogliono andare via o sono disposti a farlo se trovassero lavoro (cosa comunque difficile) resterebbe comunque una percentuale di immobilità maggiore che in altri paesi europei. Quindi magari non sono così “mammoni” come si pensa (almeno nelle intenzioni) ma lo sono certamente di più di quelli di altri paesi europei, eppure non sembra essere questo il principale problema. Quelli che accetterebbero qualsiasi cosa purché il posto sia fisso sono già di più ed arrivano quasi al 24%, mentre quasi il doppio invece dice di non importarsene del posto fisso ma quello che conta è fare qualcosa che gli piaccia e dia soddisfazioni personali, il che ci dice che le frasi di Monti sono condivise da moltissimi giovani che non fanno del posto fisso un tabù come si potrebbe pensare. E ora veniamo alle note dolenti: se una gran parte andrebbe via pur di lavorare e accrescere la propria professionalità perché non lo fanno? Per quello che è forse il vero problema del “familismo”. I giovani non vogliono stare vicini alla famiglia per questioni di affetto o nella propria città di origine per comodità, o per lo meno non solo per quello.

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Dalla domanda sull’istruzione viene fuori infatti che oltre il 90% considera la formazione e lo studio qualcosa di fondamentale, ma solo il 18% dice di avere tutti gli strumenti e ben il 43,5% lamenta l’inefficienza del sistema scolastico/universitario (forse anche oltre i demeriti del nostro sistema mi verrebbe da dire). Insomma la ragione sembra essere che questi non si sentono adeguati, forse sono timidi, insicuri, certi che la formazione che hanno ricevuto valga poco, con una bassa propensione al rischio (quelli che rinucerebbero esplicitamente alla rete di protezione dell’articolo 18 sono poco più del 30%), con un basso spirito di avventura (solo il 27,6% andrebbe via in ogni caso) e con basso spirito di sacrificio (solo 13% ha scelto la risposta che includeva questa parola) e pure piuttosto confusi (basti guardare l’altissimo numero di “non so” in alcune domande).

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L'autore: Gianluca Borrelli

Salernitano, ingegnere delle telecomunicazioni, da sempre appassionato di politica. Ha vissuto e lavorato per anni all'estero tra Irlanda e Inghilterra. Fondatore ed editore del «Termometro Politico».
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