La crisi al Sud è più dura, perchè anche demografica

Pubblicato il 24 Febbraio 2014 alle 14:49 Autore: Gianni Balduzzi
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Sappiamo ormai da varie rilevazioni che la crisi economica che attanaglia l’Italia ci ha colpito in modo diseguale, mentre al Nord e soprattutto in Lombardia ha morso di meno e per esempio nella regione più popola d’Italia la perdita di produzione industriale dal picco del 2008 è stata solo del 3% altrove si è trattato di una vera e propria depressione, è il caso del Sud Italia.

Il problema del Sud tuttavia è anche demografico, e non solo economico. A lungo in testa quanto a natalità rispetto al resto d’Italia, da 20 anni le famose famiglie numerose del Sud sono un ricordo, e a questo si aggiunge un elevato tasso di emigrazione, cui ne corrisponde uno molto basso di immigrazione di stranieri.

Il risultato è una stagnazione o declino della popolazione rispetto al resto del Paese.

Qui, vediamo come ponendo il 2001 a 100 è progredita la popolazione di Nord, Centro e Sud fino al 2012

Il calo del 2011 è dovuto ai risultati del censimento, ma al netto di questo al Sud la discrepanza è stata elevatissima. Di fatto la popolazione è stata ferma, mentre al Centro e al Nord è salita.

Vediamo nel grafico i seguenti tassi di crescita

Rasenti lo zero al Sud, esemplificano la mancanza di quell’immigrazione che ha migliorato la demografia di regioni come Lombardia, Lazio, Emilia Romagna ecc.

Volendo analizzare in quali regioni in particolare si sono persi maggiormente abitanti o sono aumentati di meno vediamo il seguente grafico in cui sono confrontate le crescite o decrescite di popolazione delle regioni del Sud e della Lombardia, sempre con il 2001 = 100

Il confronto è impietoso, le regioni più rurali del Sud, come Molise, Calabria e Basilicata hanno avuto un calo deciso della popolazione, hanno una popolazione anziana maggiore della media e non a caso una economia ancora più debole delle altre regioni.

Il legame con l’economia è chiaro osservando che la regione con i dati demografici meno negativi è l’Abruzzo, che è anche la regione meridionale con il reddito procapite più alto, mentre Campania, Puglia, Sicilia, le regioni del Sud più popolose hanno avuto un aumento dal 2001 di appena l’1% o meno, contro l’8% della Lombardia.

Il destino del Sud sembra segnato quando si guarda ad alcune statistiche fornite dallo Svimez: le 2 milioni e 700 mila persone e migrate nelgi ultimi 20 anni, al 70% giovani, al 25% laureati. Il PIL procapite che è il 57% di quello del Nord, un dato in continua discesa mente in altre parti del mondo si assiste a una convergenza delle regioni più povere verso quelle più ricche. Infatti il PIl tra il 2007 e il 2012 è calato del 10% al Sud contro il 5,8% del Centro Nord. I consumi elle famigle sono calati del 9,3% al Sud contro il meno 3,5% del Nord.

Già sappiamo dell’occupazione, il punto è che la base per ogni ripresa è il capitale umano, i giovani istruiti, meglio se specializzati, per questo la deografia condanna il Sud ancora più di quanto non faccia la crisi.

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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